Le atmosfere di Carlos Saura, scomparso all’età di novantun anni, sono irripetibili, i suoi primi film si sono contrapposti al franchismo con una evidenza senza proclami, ma delineando un preciso schema della società borghese, evocando i fantasmi del passato. «Un giorno Franco mi ricevette e mi disse: sarebbe più facile che mi puntassi direttamente una pistola, invece che provocarmi con i tuoi film» ci raccontò negli anni Settanta. Era già celebre maestro del cinema europeo, con un Orso d’argento vinto a Berlino per La Caccia (1965) dove i personaggi, un gruppo di ex combattenti franchisti durante la guerra civile si ritrovano per una partita di caccia al coniglio che finisce in una strage, un ferocissimo ritrovo di tre commilitoni appartenenti alla borghesia, come a rendere ancora più pressante una poetica buñueliana, sua materia di ispirazione. Fino ad allora si era fatto notare con il documentario Los Golfos (1959) su un gruppo di piccoli delinquenti, girato in esterni nella periferia madrilena, secondo le tendenze delle contemporanee nuove onde internazionali.
L’OMAGGIO a Buñuel era esplicito in Peppermint Frappé (’67), film a lui dedicato esplicitamente nel finale del film, dove religione e sesso, costanti del cinema spagnolo a delineare la repressione presente nella società guidata dal cattolicesimo più retrivo e dall’autoritarismo, sono la materia per una commedia con Geraldine Chaplin che interpreta due donne diverse (in Quell’oscuro oggetto del desiderio in qualche modo il gioco si ripeterà).
Legato sentimentalmente a Geraldine Chaplin ne farà la protagonista dei suoi film successivi come La Madriguera (’69), e i film sempre più feroci nella loro apparente linearità, dove l’infanzia occupa un ruolo preminente insieme alla sensazione di una fine (il franchismo) che non arriva mai: Anna e i lupi (Ana y los lobos) (1972) dove i lupi sono tre uomini che tengono in pugno la società attraverso le istituzioni della religione, dell’esercito e della famiglia, o Cria cuervos (1976) premio speciale della giuria a Cannes, dove il tema dell’infanzia e della morte è centrale, girato quando ancora Franco era in vita (morirà nel novembre 1975). I film di questo periodo sono tanto sottilmente evocativi da rendere ancora oggi con grande evidenza tutte le problematiche dell’epoca.
In questo senso Mamà compie 100 anni (1979) chiude una fase, i fantasmi della repressione e della dittatura non fanno più paura. È una svolta che assume le sonorità del flamenco in collaborazione con il grande ballerino Antonio Gades e la sua compagnia, a cominciare da Bodas de sangre (1981), ritorno alle radici della cultura spagnola e Carmen Story (1983), realizzato insieme al chitarrista Paco de Lucia, nominato all’Oscar come miglior film straniero. Una serie che termina con El amor brujo (1986) ispirato al balletto di M. De Falla.
La superproduzione di El Dorado (1988) con le gesta di Aguirre costituisce un’inaspettata sterzata nella sua filmografia. Un’altra collaborazione di grande interesse è stata quella con Vittorio Storaro, che ha messo in evidenza le sue competenze in fatto di arti visive, un ambito che ha unito le ricerche dei due artisti, Storaro con il mezzo della luce, Saura anche con i suoi dipinti. Nascono così Flamenco (1995) e Tango (1998), dove cinema, musica e danza, e i nuovi strumenti digitali permettono di sperimentare e innovare con la curiosità tecnica di un artista dalla formazione di ingegnere, anche se non creare sorprendenti risultati poetici.
IL RISULTATO più interessante della collaborazione con Storaro è stato probabilmente Goya en Burdeos (1999), interpretato da Paco Rabal (attore feticcio di Buñuel) dove si raccontano gli ultimi anni del pittore in Francia, i suoi ricordi e i fantasmi della sua vita.
Con La mesa del rey Salomon (2001) mette in scena Buñuel con Lorca e Salvador Dali in pieno surrealismo. La sua passione per le arti si è espressa anche nel suo ultimo film, Las paredes hablan (2022), un viaggio dalle caverne del paleolitico alla street art. Saura avrebbe dovuto ritirare stasera il premio Goya d’Onore 2023 alla cerimonia dei Goya Awards che si terrà a Siviglia. Questa sarebbe stata la sua dichiarazione: «Sono stato fortunato nella vita facendo ciò che mi attraeva di più: ho diretto cinema, teatro, opera e ho disegnato e dipinto per tutta la vita».
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