lunedì 30 dicembre 2019

RICORDI. LA MORTE DI C. AUGER. G. BOMPIANI, Claudine Auger, l’immagine leggera della giovinezza, IL MANIFESTO, 27 dicembre 2019

Claudine Auger quando appariva era festa. La portava con sé, con la sua profonda voce di gola, la sua risata, il suo passo avventuriero, la faceva per gli amici, non solo con la presenza, ma con l’idea che aveva portato in regalo. Ti trascinava via con sé, o trasformava l’ambiente in cui ti trovavi. Era la sua specialità. Ti faceva sentire la sua presenza, come se la tua fosse il vero regalo.

CINEMA E MONDO DEL LAVORO. KEN LOACH. C. PICCINO, «Sorry We Missed You», i sentimenti al tempo del precariato, IL MANIFESTO, 27 dicembre 2019

Sorry We Missed You è il messaggio che i corrieri lasciano quando arrivano, suonano e non c’è nessuno: «Ci spiace, non ti abbiamo trovato» – o meglio «Ti abbiamo mancato» quasi che il destinatario della consegna fosse un target, un bersaglio, lo score di quella gara a cui sono costretti infinite volte al giorno nell’era del commercio digitale coloro che arrivano alla sua porta. Sono anonimi, come i riders che portano la pizza o le cene indiane e giapponesi sfrecciando a velocità folle sulle bici, una sfida mortale, per accumulare corse, perciò guadagno ma soprattutto «punteggio»: essere in alto, tra i primi sulle tabelle di marcia, non «bucare» il planning a costo di ammazzarsi. 

domenica 27 ottobre 2019

HITCHCOCK IN UN SAGGIO DI G. VITIELLO. F. BAUCIA, Psycho, morte e rinascita nel motel, IL MANIFESTO, 27 ottobre 2019

C’è stato un tempo, non troppo lontano, in cui al cinema d’autore era rivolto «un culto esigente e minuzioso». Un tempo in cui si poteva facilmente transitare dalla realtà ordinaria a un altrove extramondano solo varcando la soglia di quel tempio laico che era la sala di un cineclub. «E cos’altro vediamo al cinema, cos’altro ci mostra un film, fosse anche il più stupido e insignificante dei film, se non l’aldilà?». 

mercoledì 23 ottobre 2019

CINEMA E CRITICA DELLA MODERNITA'. M. PEZZELLA, LE PAROLE E LE COSE, 17 febbraio 2016

Il rapporto tra cinema e filosofia è stato spesso frainteso e mal trattato: talvolta i film servono a puri pretesti di teorie sovraimposte (e avremo allora l’improbabile sfilata di film “aristotelici”, “heideggeriani” e quant’altro); oppure il critico presta fede agli enunciati ideologici delle sceneggiature, che non sempre – anche in casi illustri – rendono un buon servigio al regista apprendista filosofo (basti ricordare la recente e inverosimile involuzione di ex-grandi come T. Malick). 

ANCORA SU JOKER. A. TRICOMI, Maschere del populismo, LE PAROLE E LE COSE, 21 OTTOBRE 2019

A ben vedere, già l’ambiguità sociale, ancor più che morale, del Batman rimodulato da Nolan si rivelava anche l’esito dell’estrazione di classe del personaggio. Specie nel primo episodio della trilogia sull’uomo pipistrello realizzata dal cineasta inglese, notavamo infatti una Gotham City, e dunque – fuor di metafora – una New York e un Occidente intero, scivolati sull’orlo del baratro per due ragioni sì diverse e, tuttavia, complementari. Perché minacciati, è vero, da uno spietato nemico esterno. Ed è forse superfluo ricordare che Batman Begins intendeva anche proporsi quale implicita, e comunque partigiana, riflessione sul clima da “guerra dei mondi” generatosi, negli Stati Uniti come in Europa, all’indomani dell’11 settembre 2001. Noi occidentali, compiutamente moderni e democratici, da un lato; i musulmani, fanaticamente medievali e assassini, dall’altro: questo allora postulava, né manca oggi di ribadire, un’incresciosa retorica pubblica affermatasi sia nel vecchio sia nel nuovo continente. E però, se il film di Nolan le immaginava a un passo dalla catastrofe, è in primo luogo perché riteneva le nostre società governate da clan, sempre meno nutriti, di spregiudicati capitalisti abili a consacrare, quale sola legge in esse vigente, quella del mero profitto. Una legge per di più reputata universale da simili schiere di eletti e quindi da loro parimenti imposta a tutte le civiltà altre, in tal modo ridotte alla mercé dell’Occidente.

venerdì 11 ottobre 2019

CINEMA E SOCIETA' AMERICANA. JOKER. S. PRIARONE, Joker, il revisionismo supereroistico arriva al cinema, LA STAMPA, 11 ottobre 2019

«Gotham City… Forse è tutto quello che merito ormai. Forse è solo il mio inferno». Lo pensa il giovane tenente James Gordon quando arriva nella città in «Batman Year One» di Frank Miller (testi) e David Mazzucchelli (disegni), saga del 1986 che riscrive le origini di Batman. Troviamo un Bruce Wayne ventenne agli inizi della sua carriera da giustiziere mascherato e la nascita della sua amicizia con Gordon, futuro Commissario, fra i pochi poliziotti non corrotti della città.
Immagine tratta dal sito de LA STAMPA

giovedì 10 ottobre 2019

TELEVISIONE, POLITICA, SPETTACOLO E IDENTIFICAZIONE. RECENSIONI. JOKER. A. FREEDMAN, Joker, o del fascismo amichevole, JACOBIN, 6 OTTOBRE 2019

Non è un caso che Joker sia ambientato nel 1981. Fu un anno infausto. Il neoeletto presidente Ronald Reagan – l’inquilino più conservatore della Casa Bianca di una generazione di presidenti – iniziava il suo primo mandato. I controllori di volo avevano iniziato uno sciopero sfortunato. E Martin Scorsese, reduce dal successo di critica di Toro Scatenato, aveva iniziato a girare uno dei più grandi flop della sua carriera: Re per una Notte. Questo film sarebbe uscito in sala due anni dopo, nel 1983. 

giovedì 9 maggio 2019

CINEMA E SOCIETA' AMERICANA. LOUISIANA DI R. MINERVINI. E. MONREALE, "Louisiana", l'America della disperazione, L'ESPRESSO, 8 giugno 2015

Il film sugli Stati Uniti più rivelatore degli ultimi tempi è una produzione italiana. Lo ha diretto Roberto Minervini, marchigiano residente da tempo in Texas, che, dopo un percorso di vita accidentato, è diventato un nome noto ai festival internazionali. Dopo due film a soggetto che stavano tra Terrence Malick e Rossellini, il suo primo titolo a uscire in Italia è stato il documentario “Stop the Pounding Heart”, ritratto delicato di un’adolescente in crisi in una famiglia di fondamentalisti cristiani, nel Texas devoto al rodeo e alle armi.

mercoledì 1 maggio 2019

ZABRISKIE POINT. G. FLATELY, ANTONIONI DEFENDS ‘ZABRISKIE POINT’, NYT, 22 febbraio 1970

https://www.nytimes.com/1970/02/22/archives/antonioni-defends-zabriskie-point-i-love-this-country.html

MAMA mia! Michelangelo Antoni oni has a right to sing the blues. Until a few days ago, he was sit ting on top of the movie world: the establishment critics endorsed him, the auteur crowd adored him, the public stood in line and paid for the privilege of applauding him. Everybody dug his dissection of the bored Italian bour geoisie in “L'Avventura” and “La Notte” and “Eclipse” and “Red Desert,” and they grooved merrily along with the dissolute London swingers in “Blow‐Up.”

sabato 6 aprile 2019

CINEMA ITALIANO NEL NUOVO SAGGIO DI DE GAETANO. G. TAGLIANI, Il pensiero filmico della nazione, DOPPIOZERO, 22 marzo 2019

Si è tornati a parlare tanto di cinema italiano in questi ultimi anni. In Italia, certamente, ma anche all’estero, sulla scia di una convergenza tra il ritorno di autori in grado di intercettare un pubblico ampio ed eterogeneo – da Paolo Sorrentino e Luca Guadagnino sino a Michelangelo Frammartino e Alice Rohrwacher – e l’allargamento del campo dell’italianistica, tanto come ambito di studio quanto come platea di interessati. Nelle università anglofone i corsi di laurea si moltiplicano (pur nelle difficoltà di questi ultimi anni), così come si diffondono in giro per il mondo festival e manifestazioni dedicati alla cultura italiana, ai film in particolare. 

venerdì 4 gennaio 2019

RICORDO DI B. BERTOLUCCI. LA LUNA. M. FAGOTTO F. 4 gennaio 2019



Il cinema è narcisista e il fatto stesso che si esponga sempre all'occhio della platea conferma i due poli di quel rapporto fra opposti che Freud definiva come una delle possibili vicissitudini processuali degli istinti: narcisismo ed esibizionismo.

Immagine tratta da https://www.villagevoice.com/2016/04/21/bertoluccis-allusive-la-luna-returns-revealing-a-director-eager-to-connect-and-provoke/