giovedì 29 febbraio 2024

LA SCOMPARSA DI PAOLO TAVIANI. SILIPO R., È morto il regista Paolo Taviani, maestro del cinema italiano, LA STAMPA, 29.02.2024

 ROMA. Un ragazzo di 92 anni. Paolo Taviani, morto oggi a Roma dopo una breve malattia, non ha mai perso l’entusiasmo e l’amore per il cinema, iniziato da ragazzo quando con il fratello Vittorio, morto nel 2018 era tra gli animatori del Cineclub di Pisa. Trasferitisi a Roma verso la metà degli Anni Cinquanta, i due fratelli iniziano con i documentari tra cui «San Miniato luglio '44» dedicato al loro paese di nascita durante la Seconda Guerra Mondiale.



Il loro primo film autonomo fu «I sovversivi» (1967), con il quale anticipavano gli avvenimenti del '68. Con Gian Maria Volontè raggiunsero il grande successo con «Sotto il segno dello scorpione» (1969) in cui s'avvertono gli echi di Brecht, Pasolini e Godard. La tematica della rivoluzione è poi presente sia in «San Michele aveva un gallo» (1972), adattamento del racconto di Tolstoj «Il divino e l'umano», sia nel film sulla restaurazione «Allonsanfàn» (1974) con Mastroianni, Laura Betti e Lea Massari. Ma a consacrarli è «Padre padrone» (1977, Palma d'oro al Festival di Cannes), tratto dal romanzo di Gavino Ledda, storia della lotta di un pastore sardo contro le regole feroci del patriarcato.

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sabato 24 febbraio 2024

CINEMA E GENOCIDI. LA ZONA D'INTERESSE di J. GLAZER. MARCHESI T., Nel giardino a fianco ad Auschwitz c’era il laboratorio della banalità del male, DOMANI, 20.02.2024

 Martin Amis è morto nel maggio 2023, più o meno nelle ore in cui La zona d’interesse, il film di Jonathan Glazer tratto dal suo romanzo omonimo (tradotto in Italia da Einaudi) passava in concorso al festival di Cannes.



CINEMA E GENOCIDI. LA ZONA D'INTERESSE di J. GLAZER. BOILLE F., Recensione, INTERNAZIONALE, 22.02.2024

 Arriva in sala uno dei grandi film dell’ultima edizione del festival di Cannes, dove ha vinto il Grand prix speciale della giuria. È La zona d’interesse dell’inglese Jonathan Glazer, liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Martin Amis. Un’opera ipnotica e dalla narrazione a suo modo serrata nel raccontare la mostruosità dell’Olocausto. Un capolavoro assoluto, che dietro le apparenze va oltre la questione trattata e investe la percezione della contemporaneità.




mercoledì 14 febbraio 2024

CINEMA E SOCIETA'. I BAGNI PUBBLICI IN GIAPPONE. REDAZIONE, I bagni pubblici di Tokyo così speciali da farci un film, IL POST, 7.01.2024

 Il 4 gennaio è uscito nei cinema italiani Perfect Days, il film del regista tedesco Wim Wenders il cui interprete principale, Koji Yakusho, ha vinto il premio per il migliore attore all’ultimo Festival del cinema di Cannes. Il film è ambientato a Tokyo e racconta la vita semplice e ripetitiva di Hirayama, un addetto alla pulizia dei bagni pubblici del Tokyo Toilet Project, che si trovano nella grande area di Shibuya, uno dei quartieri più conosciuti della città. Parte del fascino del film sta proprio in questi bagni, che si fanno notare per il loro stile architettonico e che il protagonista del film pulisce in modo molto metodico e accurato. In realtà i bagni sono proprio la ragione per cui Perfect Days è stato realizzato: il progetto del film è nato perché l’amministrazione di Shibuya aveva chiesto a Wenders di dedicargli un documentario.


CINEMA E SOCIETA'. PERFECT DAYS, DI W. WENDERS. G. CERCONE. RADIO RADICALE, 13.01.2024

 Puntata di "Cinema&cinema: "Perfect days" di Wim Wenders" di sabato 13 gennaio 2024 condotta da Gianfranco Cercone .



CINEMA E SOCIETA'. PERFECT DAYS, DI W. WENDERS. A. LEISS, Il gioco del sole con le foglie e il patriarcato, IL MANIFESTO, 6.02.2024

 Ringrazio l’amico e compagno Enzo Scandurra di aver interloquito (sul manifesto del 1 febbraio) con quanto avevo provato a scrivere sul film Perfect days.

Il protagonista si chiude in una solitudine felice della cura del proprio quotidiano? Rinuncia a cambiare in meglio il mondo, lottando con gli altri? In parte sì, o per lo meno così può sembrare. Io ci ho letto la ricerca di un nuovo tipo di relazione con se stessi e il lavoro, e con gli altri. Le altre e gli altri del mondo umano. Ma anche gli “altri” dell’ambiente che ci circonda.  Le piante per esempio. Non solo accudendole, ma anche ammirando i giochi che sanno fare con i raggi del sole, i riflessi delle loro ombre.

CINEMA E SOCIETA'. PERFECT DAYS, DI W. WENDERS. E. SCANDURRA, La resistenza dell’io sociale, IL MANIFESTO, 1.02.2024

 L’articolo di Alberto Leiss (il manifesto del 23 gennaio) – una riflessione politica a proposito del film Perfect Days – ci porta a una considerazione che non si può eludere facilmente: in un momento storico come questo caratterizzato da rigurgiti neofascisti e dalle atrocità delle guerre – usando una categoria non politica, dalla vittoria del Male sul Bene -: è un’opzione praticabile quella di chiudersi nella propria felicità personale delle piccole cose che non suoni come rassegnazione? Tentazione che ci tormenta impotenti ogni giorno apprendendo le notizie sempre più drammatiche su dove va il mondo.



CINEMA E MIGRAZIONI. IO CAPITANO, DI MATTEO GARRONE. RECENSIONE DI M. FAGOTTO F., 14.02.2024






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martedì 6 febbraio 2024

CINEMA E GIUSTIZIA. RECENSIONE DI ANATOMIA DI UNA CADUTA. TOMASSETTI D., Anatomia di una caduta, ovvero la giustizia come utopia necessaria, IL DUBBIO, 3.11.2023

 È una stagione cinematografica fortunata. Dopo il meraviglioso Oppenheimer di Nolan, arriva in sala Anatomia di una caduta di Justine Triet, vincitore della palma d’oro all’ultimo Festival di Cannes. Un film che avvocati e magistrati dovrebbero vedere.

La trama è semplice: due scrittori vivono in uno chalet sulle Alpi francesi insieme al figlio undicenne ipovedente che, di ritorno da una passeggiata con il cane, trova il padre morto, precipitato da una finestra. In casa c’è solo la madre che non si è accorta di nulla e viene risvegliata dalle urla del bambino. Suicidio o omicidio? Dopo un anno di indagini, la Procura decide il rinvio a giudizio della donna, imputata della morte dell’uomo. Il film segue il processo fino al suo esito, deciso da un sorprendente colpo di scena.


RECENSIONE DI "POOR THINGS" DI Y. LANTHIMOS. MARGONI E. - CROCE M., Il tradimento politico di Lanthimos in Poor Things, la libertà della donna è ridotta a un capriccio, DOMANI, 1.02.2024

 Se fino a qualche giorno fa ci avessero chiesto l’esempio di un autore capace di combinare il pop con un messaggio politico dirompente, avremmo risposto senza esitazione: Yorgos Lanthimos. Da qualche giorno, dopo la visione di Poor Things, esiteremmo un poco.

Il film è stato considerato la celebrazione della femminilità affrancata, in realtà l’unica macchina da guerra della protagonista Bella è il corpo sessualizzato. Il suo viaggio avviene tutto all’insegna di un tutorato maschile, nel cedimento alla rassicurazione di un regista che in passato aveva fatto l’opposto: inquietare


Immagine tratta da BLOOD DISGUSTING