giovedì 11 aprile 2024

CINEMA E GUERRA CIVILE NEGLI USA. RECENSIONE DI 'CIVIL WAR'. MARCHESI T. Civil War non è un monito, è il presente degli Stati Uniti, DOMANI, 10.04.2024

 Un presidente fascista al terzo mandato è in guerra con California e Texas: non è solo fantapolitica la distopica guerra civile americana messa in scena nel nuovo film di Alex Garland. È l’inquietante ritratto di un’America che si ostina pericolosamente a dividere il mondo in buoni e cattivi

Non è fantapolitica. Sul clima di guerra civile che si respira in America ha ansiosamente dissertato il New York Times, e un buon 40 per cento della popolazione, stando a un sondaggio del 2022 di YouGov e The Economist, ritiene che lo scontro frontale sia uno scenario in qualche modo probabile, likely, entro i prossimi dieci anni. Il venditore repubblicano di Bibbie e di sneakers dorate che si prepara a infestare di nuovo la Casa Bianca parla esplicitamente di giorno del giudizio (reckoning day) e di bagno di sangue (blood bath).


Kirsten Dunst in una scena di Civil War




CINEMA E PATOLOGIE PSICHIATRICHE. IL FESTIVAL PREMIO SPIRAGLIO. GODI A., Il cinema apre uno Spiraglio sulla malattia mentale, DOMANI, 11.04.2024

 Inizia la quattordicesima edizione dello Spiraglio film festival dove saranno proiettate 16 pellicole, corte e lunghe, il cui tema principale sono le patologie psichiatriche: l’obiettivo è porre l’attenzione sullo stigma che colpisce chi ne è affetto. Premiato il regista Matteo Garron

Affrontare una malattia mentale è come camminare da soli nel deserto, a causa dello stigma sociale che colpisce chi ne soffre e coloro che gli stanno attorno.

È questo che sembra dire l’immagine del film di Matteo Garrone Io Capitano, scelta come copertina della quattordicesima edizione dello Spiraglio film festival, che quest’anno si tiene dal 11 al 14 aprile al Maxxi di Roma. Al regista verrà conferito il premio Lo Spiraglio 2024 per il modo il cui il suo cinema «esplora le emozioni e gli aspetti oscuri dell’inconscio umano, invitando il pubblico a riflettere senza fornire giudizi morali espliciti».

Un'immagine del film di Matteo Garrone Io Capitano, utilizzata anche come immagine di locandina per la quattordicesima edizione dello Spiraglio film festival


giovedì 28 marzo 2024

AUTOBIOGRAFIE. MARLON BRANDO. LE CANZONI CHE MI INSEGNAVA MIA MADRE, LA NAVE DI TESEO, 2024

 “Ho sempre considerato la mia vita una questione privata, che non doveva interessare nessuno, tranne la mia famiglia e le persone che amo. Fatta eccezione per alcuni temi morali e politici che mi hanno spinto a prendere una posizione, per tutta la vita ho cercato di restare in silenzio. Ora ho deciso di raccontare la mia vita per separare la verità da tutte le leggende inventate su di me, perché questo è il destino di chiunque sia travolto dal vortice distorto della celebrità.” Questa è la storia di Marlon Brando, l’ultimo mito del cinema: brutale Stanley Kowalski in Un tram che si chiama desiderio, ribelle nella giacca di pelle di Fronte del porto, implacabile e maestoso Don Corleone nel Padrino, scandaloso e sconfitto in Ultimo tango a Parigi, dannato come il colonnello Kurtz in Apocalypse Now. L’attore che ha cambiato per sempre il modo di recitare davanti alla macchina da presa, interpretando ruoli leggendari attraverso una carriera avventurosa, racconta la storia della sua vita in un’autobiografia feroce e sincera.



Dai ricordi commoventi dell’infanzia al suo impegno da attivista che ha sconvolto l’America puritana, dai rapporti focosi e incostanti con le donne agli scontri con gli studios di Hollywood, fino al sogno di un paradiso incontaminato su un atollo della Polinesia. Un libro senza concessioni, brillante, seducente e magnetico come il suo autore.

CINEMA E RELIGIONE. MARTIN SCORSESE. DIALOGHI SULLA FEDE. LA NAVE DI TESEO, 2024

 Il 3 marzo 2016, a New York, padre Antonio Spadaro incontra a casa sua Martin Scorsese per parlare di “Silence”, il film che il regista italoamericano ha dedicato alle persecuzioni dei gesuiti in Giappone, e del suo rapporto con la fede. Quella prima chiacchierata, foriera di stimoli e suggestioni per entrambi, dà il via a un dialogo che prosegue ancora oggi. Un discorso che, attraverso vari incontri, affronta i temi cari a Scorsese: dall’infanzia in una New York molto diversa da quella che conosciamo ora fino ad arrivare al recente e bellissimo “Killers of the Flower Moon”, passando per profonde riflessioni sulla fede e la grazia che, in modo più o meno velato, traspaiono dalle sue opere. Tra i frutti del dialogo, anche lo storico incontro tra papa Francesco e Scorsese e la scrittura, da parte di quest’ultimo, di una prima sceneggiatura per un film dedicato alla vita di Gesù, per rispondere a un appello del Santo Padre agli artisti.



In queste pagine, Spadaro e Scorsese ripercorrono la carriera del regista premio Oscar, i suoi pensieri sulla fede, le paure e le ispirazioni, donando al lettore un ritratto nuovo e inedito di uno dei principali esponenti contemporanei della settima arte.

CINEMA E SOCIETA' ITALIANA. I FILM DI VIRZI'. OLIVERI A.V., Il bestiario di Paolo Virzì. Ogni malinconia contiene una speranza, DOMANI, 26.03.2024

 «Stiamo a mori’ e andiamo in giro a salvare le balene. Ma chi se le incula le balene?», dice Daniela in lacrime, finito il film del maestro Bologna. La proiezione nella piazzetta di Ventotene l’ha organizzata Mauro, inguaribile romantico che crede ancora nel valore del cinema d’autore, della cultura, della poesia. Siamo nell’estate del 2023, e quasi trent’anni dopo i protagonisti di Ferie d’agosto sono tornati sull’isola che ha fatto da sfondo alle vicende dei Montecchi e Capuleti dell’Italia degli anni Novanta, quella che ancora non aveva visto il decennio di Berlusconi, né il Pd di Renzi, e neppure, soprattutto, il Movimento 5 Stelle. Sono passati quasi trent’anni e i Mazzalupi hanno vinto, mentre i Molino spariscono nella nostalgia di un passato in bianco e nero che non si può più aggiustare.



CINEMA E SOCIETA' ITALIANA. LA SCUOLA SECONDO 'UN MONDO A PARTE'. MARCHESI T. La classe operaia ora va in cattedra. La scuola secondo un altro Milani, DOMANI, 27.03.2024

 Ken Loach lo fa per antica consuetudine. Le sue storie sono popolate di gente vera, membri della comunità, lavoratori, bambini e casalinghe dei microcosmi che racconta. Distinguere i non-professionisti dagli attori veri è una bella sfida. Nel suo ultimo film, The Old Oak, a ricostruire una vicenda del 2016 in un paesino della Contea di Durham erano soprattutto quelli che l’avevano vissuta. Un non-attore era addirittura il protagonista Dave Turner, sindacalista nella vita reale chiamato a interpretare il proprietario del pub, TJ Ballantine.


lunedì 11 marzo 2024

PREMIO OSCAR 2024. LA RECENSIONE DI 'OPPENHEIMER'. MONDA A., ‘Oppenheimer’, il vincitore dell’Oscar: un classico impeccabile ma senza la scintilla, LA REPUBBLICA, 11.03.2024

 Sono consapevole di andare controcorrente ma non credo che Oppenheimer sia il capolavoro di cui scrivono molti critici o cineasti del calibro di Paul Schrader, che lo ha definito “il film più bello e importante del secolo”. Intendiamoci, si tratta di un’opera dalla fattura impeccabile e avvincente, ma non ha mai la scintilla che sorprende, commuove e caratterizza le autentiche opere d’arte.


PREMIO OSCAR 2024. CARUGATI A., Premi Oscar 2024, Oppenheimer sbanca: 7 statuette. Emma Stone e Cillian Murphy migliori attori. Sfuma il sogno di Garrone, LA STAMPA, 10.03.2024

 Tanto tuonò che piovve. Il grande favorito di questa edizione degli Oscar non ha disatteso le aspettative. Oppenheimer, il colossal drammatico sulla creazione della bomba atomica Oppenheimer, dato per grande favorito ha vinto ben sette oscar, tra cui quello per il migliore film, il migliore regista, dopo ben otto nomination andate a vuoto per Nolan, migliore attore protagonista, Cillian Murphy, migliore attore non protagonista Robert Downey Jr. Un trionfo in parte condiviso con Povere Creature, di Yorgos Lanthimos che ha portato a casa quattro oscar, incluso quello per la migliore attrice protagonista, Emma Stone alla sua seconda statuetta dopo quella per La La Land. La Stone è stata premiata per la sua incredibile interpretazione di Bella Baxter, una donna-bambina che scopre il mondo e lo fa suo. Un premio che l’attrice ha ricevuto in lacrime e che ha voluto condividere con l’altra front-runner di categoria: Lily Gladstone, protagonista del dramma The Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese, grande deluso della serata con nemmeno una statuetta vinta. Niente da fare per Matteo Garrone, candidato nella categoria dedicata ai film internazionali con il suo Io, Capitano. Ha vinto come da pronostici La Zona di Interesse, di Jonathan Glazer, che si è aggiudicato anche l’oscar per il migliore sound. Una piccola soddisfazione per l’Italia è comunque arrivata, con la vittoria di War is over, un corto animato, un inno al pacifismo, che ha visto anche la partecipazione del milanese Max Narciso, animatore e character designer del toccante e speranzoso cortometraggio prodotto da Sean Lennon, figlio di Yoko Ono e John Lennon.

sabato 9 marzo 2024

CINEMA E SOCIETA'. IRAN. HOLY SPIDER. RECENSIONE DI M. FAGOTTO F., 9.03.2024

 Il film di Ali Abbasi, al di là del genere a cui allude e con il quale viene classificato, mi pare caratterizzato esplicitamente dall'intento di fornire un interessante documento sulla società iraniana post-rivoluzionaria e sulle sue ovvie contraddizioni. Che, se non sono quelle, esplosive, documentate dalle immagini che circolavano su Instagram fra il 2014 e il 2018 fra il 2014 e il 2018 (Rich kids of Teheran), ci riportano comunque a fare i conti con i rapporti fra i sessi (concezioni e pratiche sessuali) in una cultura dove la religione ha conservato e accentuato comportamenti e pratiche maschili le cui vittime sono le donne. Qui rappresentate secondo vari ruoli e condizioni socio/psico/economiche in cui sono costrette a vivere. Dalla sposa-bambina del protagonista-killer, alle donne prostitute (delle quali il giudice-teologo dice che sono costrette a quell'attività perché sono povere per cui il problema è politico e di questo dovrebbe occuparsi il governo!!); infine, alla giornalista che, dalla capitale, si sposta nella città santa di Mashad per seguire la vicenda e trasformarsi in detective lei stessa (una vicenda realmente accaduta fra il 2000 e il 2001: ad un certo punto, in TV, c'è l'annuncio dell'attentato alle Twin Towers del settembre 2001). L'unica donna "emancipata", anzi, accusata di essere una sgualdrina dal poliziotto che la molesta durante un approccio sessuale che non riuscirà.

   

giovedì 7 marzo 2024

CINEMA ITALIANO E NOSTALGIA. IARUSSI O., L’alba, il domani e l’avvenire nei titoli dei film. Ma il cinema italiano è ammalato di nostalgia, DOMANI, 05.03.2024

 

Il futuro? Lo cerchiamo nel passato. A destra con i ritorni di fiamma per il saluto romano a sinistra con il rammarico per la fine delle «grandi narrazioni», che supplisce all’assenza dell’elaborazione di nuovi orizzonti per i diritti, il lavoro, l’emancipazione. Lo testimoniano certe scelte ricorrenti del cinema italiano, rivelatore di sentimenti e umori diffusi: da Paola Cortellesi a Saverio Costanzo

CINEMA E SOCIETA' ITALIANA. MARCHESI T., Il Novecento della commedia. Paolo Virzì ha chiuso il cerchio, DOMANI, 06.03.2024

 Se fossi un distributore farei bancarotta in tre mesi. Se fossi 01 Distribution, che il 7 marzo porta in sala Un altro Ferragosto, programmerei maratone congiunte con Ferie d’agosto, duecentotrenta minuti di cinema in sequenza, senza intervalli. Una iattura per il box office, ma ne varrebbe la pena.

Fra l’Italia berlusconiana fotografata da un Paolo Virzì allora trentaduenne (Ferie d’agosto è stato girato nel 1995 ed è uscito nel 1996 ndr) e quella di oggi corrono quasi trent’anni, ma è un unico affresco. Lo dico sfidando gli insulti dei bernardobertolucciani più intransigenti: Virzì festeggia i 60 con il secondo atto del suo Novecento, un Novecento della commedia.

venerdì 1 marzo 2024

LA SCOMPARSA DI P. TAVIANI. MANISCALCO A., L’inconfondibile magia politica dei Taviani. I due fratelli che erano un regista solo, DOMANI, 1.03.2024

 Esiste una sindrome «dell'arto fantasma»: si avverte ancora, vivissima, la percezione di un arto che non c'è più. Anche determinate persone, con cui si è creato un legame oltre la semplice vicinanza, quando scompaiono lasciano dei formicolii, dei sussurri: deve essere stato così per Paolo Taviani, morto giovedì sera all'età di 92 anni, quando nel 2018 ha perso il fratello Vittorio. Due ragazzi cresciuti insieme con l'amore per il cinema, e che insieme hanno realizzato film per oltre cinquant'anni in totale sintonia. Del resto si tratta di un’arte che è una questione di famiglia fin dalle origini, i fratelli Lumière brevettarono il cinematografo nel 1895.

giovedì 29 febbraio 2024

LA SCOMPARSA DI PAOLO TAVIANI. SILIPO R., È morto il regista Paolo Taviani, maestro del cinema italiano, LA STAMPA, 29.02.2024

 ROMA. Un ragazzo di 92 anni. Paolo Taviani, morto oggi a Roma dopo una breve malattia, non ha mai perso l’entusiasmo e l’amore per il cinema, iniziato da ragazzo quando con il fratello Vittorio, morto nel 2018 era tra gli animatori del Cineclub di Pisa. Trasferitisi a Roma verso la metà degli Anni Cinquanta, i due fratelli iniziano con i documentari tra cui «San Miniato luglio '44» dedicato al loro paese di nascita durante la Seconda Guerra Mondiale.



Il loro primo film autonomo fu «I sovversivi» (1967), con il quale anticipavano gli avvenimenti del '68. Con Gian Maria Volontè raggiunsero il grande successo con «Sotto il segno dello scorpione» (1969) in cui s'avvertono gli echi di Brecht, Pasolini e Godard. La tematica della rivoluzione è poi presente sia in «San Michele aveva un gallo» (1972), adattamento del racconto di Tolstoj «Il divino e l'umano», sia nel film sulla restaurazione «Allonsanfàn» (1974) con Mastroianni, Laura Betti e Lea Massari. Ma a consacrarli è «Padre padrone» (1977, Palma d'oro al Festival di Cannes), tratto dal romanzo di Gavino Ledda, storia della lotta di un pastore sardo contro le regole feroci del patriarcato.

LEGGI ANCHE  L’ultima intervista per il primo film senza il fratello

sabato 24 febbraio 2024

CINEMA E GENOCIDI. LA ZONA D'INTERESSE di J. GLAZER. MARCHESI T., Nel giardino a fianco ad Auschwitz c’era il laboratorio della banalità del male, DOMANI, 20.02.2024

 Martin Amis è morto nel maggio 2023, più o meno nelle ore in cui La zona d’interesse, il film di Jonathan Glazer tratto dal suo romanzo omonimo (tradotto in Italia da Einaudi) passava in concorso al festival di Cannes.



CINEMA E GENOCIDI. LA ZONA D'INTERESSE di J. GLAZER. BOILLE F., Recensione, INTERNAZIONALE, 22.02.2024

 Arriva in sala uno dei grandi film dell’ultima edizione del festival di Cannes, dove ha vinto il Grand prix speciale della giuria. È La zona d’interesse dell’inglese Jonathan Glazer, liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Martin Amis. Un’opera ipnotica e dalla narrazione a suo modo serrata nel raccontare la mostruosità dell’Olocausto. Un capolavoro assoluto, che dietro le apparenze va oltre la questione trattata e investe la percezione della contemporaneità.




mercoledì 14 febbraio 2024

CINEMA E SOCIETA'. I BAGNI PUBBLICI IN GIAPPONE. REDAZIONE, I bagni pubblici di Tokyo così speciali da farci un film, IL POST, 7.01.2024

 Il 4 gennaio è uscito nei cinema italiani Perfect Days, il film del regista tedesco Wim Wenders il cui interprete principale, Koji Yakusho, ha vinto il premio per il migliore attore all’ultimo Festival del cinema di Cannes. Il film è ambientato a Tokyo e racconta la vita semplice e ripetitiva di Hirayama, un addetto alla pulizia dei bagni pubblici del Tokyo Toilet Project, che si trovano nella grande area di Shibuya, uno dei quartieri più conosciuti della città. Parte del fascino del film sta proprio in questi bagni, che si fanno notare per il loro stile architettonico e che il protagonista del film pulisce in modo molto metodico e accurato. In realtà i bagni sono proprio la ragione per cui Perfect Days è stato realizzato: il progetto del film è nato perché l’amministrazione di Shibuya aveva chiesto a Wenders di dedicargli un documentario.


CINEMA E SOCIETA'. PERFECT DAYS, DI W. WENDERS. G. CERCONE. RADIO RADICALE, 13.01.2024

 Puntata di "Cinema&cinema: "Perfect days" di Wim Wenders" di sabato 13 gennaio 2024 condotta da Gianfranco Cercone .



CINEMA E SOCIETA'. PERFECT DAYS, DI W. WENDERS. A. LEISS, Il gioco del sole con le foglie e il patriarcato, IL MANIFESTO, 6.02.2024

 Ringrazio l’amico e compagno Enzo Scandurra di aver interloquito (sul manifesto del 1 febbraio) con quanto avevo provato a scrivere sul film Perfect days.

Il protagonista si chiude in una solitudine felice della cura del proprio quotidiano? Rinuncia a cambiare in meglio il mondo, lottando con gli altri? In parte sì, o per lo meno così può sembrare. Io ci ho letto la ricerca di un nuovo tipo di relazione con se stessi e il lavoro, e con gli altri. Le altre e gli altri del mondo umano. Ma anche gli “altri” dell’ambiente che ci circonda.  Le piante per esempio. Non solo accudendole, ma anche ammirando i giochi che sanno fare con i raggi del sole, i riflessi delle loro ombre.

CINEMA E SOCIETA'. PERFECT DAYS, DI W. WENDERS. E. SCANDURRA, La resistenza dell’io sociale, IL MANIFESTO, 1.02.2024

 L’articolo di Alberto Leiss (il manifesto del 23 gennaio) – una riflessione politica a proposito del film Perfect Days – ci porta a una considerazione che non si può eludere facilmente: in un momento storico come questo caratterizzato da rigurgiti neofascisti e dalle atrocità delle guerre – usando una categoria non politica, dalla vittoria del Male sul Bene -: è un’opzione praticabile quella di chiudersi nella propria felicità personale delle piccole cose che non suoni come rassegnazione? Tentazione che ci tormenta impotenti ogni giorno apprendendo le notizie sempre più drammatiche su dove va il mondo.



CINEMA E MIGRAZIONI. IO CAPITANO, DI MATTEO GARRONE. RECENSIONE DI M. FAGOTTO F., 14.02.2024






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martedì 6 febbraio 2024

CINEMA E GIUSTIZIA. RECENSIONE DI ANATOMIA DI UNA CADUTA. TOMASSETTI D., Anatomia di una caduta, ovvero la giustizia come utopia necessaria, IL DUBBIO, 3.11.2023

 È una stagione cinematografica fortunata. Dopo il meraviglioso Oppenheimer di Nolan, arriva in sala Anatomia di una caduta di Justine Triet, vincitore della palma d’oro all’ultimo Festival di Cannes. Un film che avvocati e magistrati dovrebbero vedere.

La trama è semplice: due scrittori vivono in uno chalet sulle Alpi francesi insieme al figlio undicenne ipovedente che, di ritorno da una passeggiata con il cane, trova il padre morto, precipitato da una finestra. In casa c’è solo la madre che non si è accorta di nulla e viene risvegliata dalle urla del bambino. Suicidio o omicidio? Dopo un anno di indagini, la Procura decide il rinvio a giudizio della donna, imputata della morte dell’uomo. Il film segue il processo fino al suo esito, deciso da un sorprendente colpo di scena.


RECENSIONE DI "POOR THINGS" DI Y. LANTHIMOS. MARGONI E. - CROCE M., Il tradimento politico di Lanthimos in Poor Things, la libertà della donna è ridotta a un capriccio, DOMANI, 1.02.2024

 Se fino a qualche giorno fa ci avessero chiesto l’esempio di un autore capace di combinare il pop con un messaggio politico dirompente, avremmo risposto senza esitazione: Yorgos Lanthimos. Da qualche giorno, dopo la visione di Poor Things, esiteremmo un poco.

Il film è stato considerato la celebrazione della femminilità affrancata, in realtà l’unica macchina da guerra della protagonista Bella è il corpo sessualizzato. Il suo viaggio avviene tutto all’insegna di un tutorato maschile, nel cedimento alla rassicurazione di un regista che in passato aveva fatto l’opposto: inquietare


Immagine tratta da BLOOD DISGUSTING

sabato 20 gennaio 2024

RECENSIONI. C'E' ANCORA DOMANI. GALAXY J., Film da non vedere: "C'è ancora domani", OFFLINE, 12.12.23

  Recensioni entusiaste, elogi sperticati di amiche e amici, voci che rimbalzano per ogni dove… siamo incuriositi a tal punto che ci siamo decisi: andiamo anche noi a vedere questo mitico film, quello della Cortellesi, “di cui tutti parlano”.

“Fusse che fusse…” e ci trovassimo di fronte a un film che rompe gli schemi ed esce finalmente dai binari del conformismo lecchino e complice, della commediola soporifera e vuota e della soap opera inguardabile e avvilente che intasano i nostri schermi. Andiamo, dunque! Il cinema è persino a cinquecento metri da casa, tutto torna, gli dèi sono con noi, sarà un film bellissimo (o almeno interessante).



lunedì 1 gennaio 2024

CINEMA E SOCIETA' AMERICANA. BRAUCCI, Madri e figli. Il cinema di Roberto Minervini, DOPPIOZERO, 19.05.2014

Intervista con Roberto Minervini



CINEMA E PAESAGGIO. MILANO. MONTEDORO L., Milano nello sguardo del cinema. Conversazione con Alberto Saibene, DOPPIOZERO, 13.12.2012

 La conversazione qui pubblicata è estratta dal libro Una scelta per Milano. Scali Ferroviari e trasformazione della città (Quodlibet), a cura di Laura Montedoro: un corposo studio corale dedicato ai sette scali ferroviari milanesi dismessi che rappresentano un’occasione eccezionale e irripetibile di trasformazione urbana e di messa a punto di un’idea di città.

CINEMA E TECNOLOGIE. SPOLADORI S., Avatar, la meraviglia e il cinema che verrà, DOPPIOZERO, 19.01.2023

 Quando nel 2009 Avatar di James Cameron vide la luce, eravamo in un altro mondo e in un altro cinema. Ad esempio, il Marvel Cinematic Universe era solo all’inizio del suo percorso, Barack Obama si era installato da poco alla Casa Bianca, raccogliendo un paese messo in ginocchio dalla crisi del 2008, mentre le piattaforme erano ancora una prospettiva piuttosto lontana. Il film di Cameron usciva – prodotto e distribuito dalla Fox – accompagnato da aspettative altissime, segnato da un destino già scritto: si diceva che avrebbe cambiato per sempre la storia del cinema, che avrebbe portato l’esperienza 3D a un livello mai visto, sdoganandola definitivamente, e che avrebbe costituito, dal punto di vista tecnologico, uno spartiacque.

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CINEMA E PAESAGGIO ITALIANO. SAIBENE A., Dagli anni ’30 a oggi / Il paesaggio italiano al cinema, DOPPIOZERO, 25.09.2016

 Per ricostruire le trasformazioni del nostro paesaggio il cinema è uno strumento formidabile fino ad ora poco utilizzato. Ho preso in considerazione il cinema italiano dagli anni ’30 a oggi, conoscendo troppo poco il cinema muto che, secondo una vecchia classificazione, si divide tra gli eredi di Lumière, il cinema documentario, e di Méliès, il cinema fantastico, di invenzione. E in particolare mi riferisco al cinema di finzione, non al documentario, per la ragione principale che è uno specchio inconsapevole, quindi tanto più ricco di segni che entrano nell’inquadratura, della nostra società. Dal Romanticismo, quando cioè l’idea attuale di paesaggio arriva nella nostra Penisola, fino ai primi del Novecento, gli italiani hanno guardato al nostro paesaggio attraverso la storia dell’arte. Da Giotto fino alle piazze di De Chirico e alle periferie di Sironi, è stata la pittura a insegnarci a guardare le trasformazioni del nostro territorio. A un certo punto del Novecento il cinema sostituisce la pittura, anche perché questa vira verso l'astratto, seppur, come ha fatto qualcuno, accostare un taglio di Fontana a una foto aerea dell'Autosole che attraversa la pianura padana è certamente un esercizio stimolante.