Cannes – “L’intelligenza artificiale è come la fusione nucleare: è una promessa e una minaccia. Io sono attratto e accolgo tutto quello che è tecnologico ma certo l’idea che un’intelligenza artificiale possa scrivere, dirigere e interpretare un film anche se di pochi secondi spaventa”. David Cronenberg consegna a 81 anni in concorso il suo film più personale “anche se non si può definire realistico o veramente autobiografico” dice.
Quello che colpisce fin dalle prime immagini di Shrouds, il film in concorso del regista canadese di La mosca e Crash, è l’assoluta assonanza tra il protagonista incarnato da Vincent Cassel e il regista. Stessa coiffure argentea pettinata all’indietro, incontriamo Karsh (Cassel) un ex produttore video che ha investito i suoi guadagni in un cimitero tecnologico seduto sulla poltrona del dentista. La bocca è spalancata ma lo spirito è altrove, dietro al ricordo della moglie morta quattro anni prima, il cui corpo è conservato in una delle sue tombe 2.0 avvolto in un sudario (“shrout” appunto) pieno di telecamere che permettono ai familiari tramite un app di vedere la trasformazione, la decomposizione del corpo del caro estinto. È l’idea che Karsh ha avuto per gestire il dolore ed elaborare il lutto: osservare il corpo di sua moglie attaccato dal tempo e dalla corruzione.
Cannes – “L’intelligenza artificiale è come la fusione nucleare: è una promessa e una minaccia. Io sono attratto e accolgo tutto quello che è tecnologico ma certo l’idea che un’intelligenza artificiale possa scrivere, dirigere e interpretare un film anche se di pochi secondi spaventa”. David Cronenberg consegna a 81 anni in concorso il suo film più personale “anche se non si può definire realistico o veramente autobiografico” dice.
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Quello che colpisce fin dalle prime immagini di Shrouds, il film in concorso del regista canadese di La mosca e Crash, è l’assoluta assonanza tra il protagonista incarnato da Vincent Cassel e il regista. Stessa coiffure argentea pettinata all’indietro, incontriamo Karsh (Cassel) un ex produttore video che ha investito i suoi guadagni in un cimitero tecnologico seduto sulla poltrona del dentista. La bocca è spalancata ma lo spirito è altrove, dietro al ricordo della moglie morta quattro anni prima, il cui corpo è conservato in una delle sue tombe 2.0 avvolto in un sudario (“shrout” appunto) pieno di telecamere che permettono ai familiari tramite un app di vedere la trasformazione, la decomposizione del corpo del caro estinto. È l’idea che Karsh ha avuto per gestire il dolore ed elaborare il lutto: osservare il corpo di sua moglie attaccato dal tempo e dalla corruzione.
"So che ci assomigliamo ma non ho fatto un lavoro di somiglianza fisica – dice Cassel - sono stato io stesso sorpreso ieri sera vedendo il mio personaggio ispirato alla versione cinematografica del regista. Mi sono dovuto arrendere all’evidenza e l’ho trovato anche un po’ disturbante ma abbiamo fatto già tre film insieme e quindi evidentemente qualcosa è rimasto”. Cronenberg ha scherzato sul fatto che Cassel oggi si è presentato a Cannes con i capelli rasati “voleva che non ci scambiassero per gemelli”.
La storia è un intreccio di thriller psicologico dove l’elaborazione del lutto si mescola allo spionaggio, alle teorie del complotto, quando il cimitero tecnologico viene vandalizzato ci si interroga se dietro a tutto ci sia qualche ecoterrorista, o piuttosto i cinesi (coinvolti nella tecnologia del sudario) o i russi. Diane Kruger interpreta la defunta moglie di Karsh Becca, ma anche la sorella Terry, che gli è sopravvissuta e con la quale Karsh finisce per intrecciare un rapporto complesso, in un gioco di doppi che coinvolge anche il cognato, il nerd tecnologico interpretato da Guy Pearce, ex marito di Terry. “L’idea nasce dalla vita – ha spiegato il regista – quando ho perso mia moglie Carolyn per alcuni anni non ho più saputo se sarei stato più in grado di fare film, poi ho avuto l’impulso di raccontare questa storia. Chiunque, anche chi ha vissuto ancora poco, fa l’esperienza della perdita, fosse anche quella di un animale di casa, un amico. L’idea di creare una tecnologia che unisca i vivi e i morti è qualcosa che appartiene alla storia. È stato fatto fin dall’inizio della civilizzazione, anche le piramidi sono frutto della tecnologia dell’epoca. Era la forma di ricordo dei morti di allora: preparare il corpo dei morti in un certo modo, è qualcosa che gli uomini fanno da migliaia di anni solo la tecnologia è cambiata. Comprendo che per qualcuno vedere il corpo del proprio corpo decomporsi è impensabile ma ci sono tante altre persone che lo troverebbero confortante se fosse possibile”.
Tornano tutti i temi classici del regista: l’intreccio di sesso e morte, l’attrazione per un corpo non conforme (Karsh sogna la moglie mutilata di un seno e di un braccio e gli dice che è ancora attratto da lei), la malattia che corrompe il fisico (la moglie è morta per un cancro al seno) ma anche la tecnologia, dall’intelligenza artificiale a ogni forma di spionaggio a distanza. "Chi crede che la paranoia o le teorie cospirative non abbiano niente a che fare con un film che parla di amore e morte non ha capito niente del film – dice senza mezzi termini il regista – per chi è ateo come me la morte di una persona cara ha bisogno di una spiegazione razionale. Per questo nasce l’idea di una cospirazione di medici che hanno fatto esperimenti non autorizzati sulla moglie, perché è un modo per convincersi che quella perdita non è stata casuale, ha dei responsabili”. Il regista ha raccontato che il progetto originale avrebbe dovuto essere una miniserie per Netflix ma che dopo aver dato l’ok per scrivere un paio di episodi “la piattaforma ha fatto una cosa molto hollywoodiana e ha detto che non era quello per cui si erano innamorati del progetto. Io ho capito che in realtà si erano innamorati di me, cosa piuttosto lusinghiera, ma non del mio lavoro, e siccome invece io ero convinto che fosse una buona storia ho proposto il film ai miei produttori e lo abbiamo fatto”.
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