venerdì 4 gennaio 2019

RICORDO DI B. BERTOLUCCI. LA LUNA. M. FAGOTTO F. 4 gennaio 2019



Il cinema è narcisista e il fatto stesso che si esponga sempre all'occhio della platea conferma i due poli di quel rapporto fra opposti che Freud definiva come una delle possibili vicissitudini processuali degli istinti: narcisismo ed esibizionismo.

Immagine tratta da https://www.villagevoice.com/2016/04/21/bertoluccis-allusive-la-luna-returns-revealing-a-director-eager-to-connect-and-provoke/




Bertolucci ripercorre, con la "La luna", la storia del cinema come 'storia di un narcisismo primario' (o identificazione primaria) legato al fascino per la propria immagine, nell'ordine di un legame simbiotico tentato fra Arte e Vita, Natura e Cultura, fallito ogni volta di fronte alla impossibilità di esibire una bellezza che, dopo Nietzsche, si può invocare solo come falsità e finzione.
Dall'Immaginario al Simbolico, poi, il cinema decide infine di non morire, ricerca il Significante Primario che lo farà accedere al linguaggio, alla cultura, ai modi di produzione del capitale.
Con "La luna" Bertolucci decide di non morire come Narciso, anzi, indica le vie di questa perdizione: Marylin Monroe (Hollywood), John Travolta (la "nuova Hollywood"?), Pasolini, Bertolucci stesso. la loro disincantata sensualità fa da referente al tema dell'incesto rivissuto come mito:" I miti - diceva Freud- sono delle soddisfazioni simboliche in cui la nostalgia dell'incesto trova una via di sfogo. ma non rappresentano mai il ricordo di un fatto compiuto" (A. Rifflet-Lemaire, Introduzione a Lacan, Roma, 1972)
Molti (spettatori e critici) sono rimasti delusi per non aver visto consumato il rapporto fra Joe e la madre. Giusta rivendicazione dell'inconscio, ma l'Edipo è il sacrificio, è l'interdetto, è l'accesso alla Ragione! E il cinema, dopo "Ultimo tango" non è, forse, diventato proibizione, divieso, accesso alla morale? "La luna" è la messa in scena di questa censura ed anche l'ironica sua auto-rappresentazione (si pensi agli atti sessuali continuamente mancati; l'unica scena 'erotica', quella della masturbazione, è, in realtà, la parodia vampirica di una sessualità scartata e rimossa).
L'atto sessuale mancato non esclude, tuttavia, l'erotismo il quale rifluisce all'interno dell'Ideale dell'Io: il narcisismo primario di Joe, la sua tossicomania, l'identificarsi della madre con l'arte, tutto questo corrisponde all'autoerotismo della citazione filmica. Con "La luna" la prospettiva metalinguistica del cinema di bertolucci subisce una nuova interrogazione (già a proposito di "Novecento" F. Casetti scriveva che 'la passione metalinguistica...che abbiamo detto essere uno dei fattori marcanti del cinema degli anni Sessanta qui registra una sorta di sottile, ma decisa trasformazione", F. Casetti, Bertolucci, Firenze, 1975).
Nel film, all'inizio, l'opera e la vita si confondono. La puslione edipica di Joe di sostituirsi al desiderio della madre è anche la volontà di sostituire alla realtà l'immagine del cinema e dell'arte. C'è un Padre falso che nelle prime sequenze muore per droga, cioè viene simbolicamente ucciso dal figlio il quale continuerà a drogarsi. La droga sarà l'elemento che permetterà il salto dall'Edipo alla Legge del Padre. L'incesto non consumato nasconde il suo carattere paradossalmente omosessuale: l'Edipo non è il desiderio della madre, ma la ricerca del Padre e della sua parola. Possiamo individuare, così, tre momenti:
1. "Padre falso, Joe, madre" che corrisponde alla identificazione crescente di Joe con il desiderio della madre (la vita che ha perso di vista ogni rapporto con la Legge e con l'etica - il padre- si identifica con l'arte (=estetismo);
2. l'iter di questa identificazione fra finzione e realtà si costituisce cone gioco di rifrazioni: Joe, che ricerca il principio di realtà, il Padre, ci fa vedere e vede lui stesso tutti i luoghi della citazione: dentro al cinema dove si proietta "Niagara" con M. Monroe, con la ragazzina; nel bar con Citti dove parodizza John Travolta; infine, i rapporti 'oscuri' con Moustafà, personaggio-sintesi del mitico mondo pasoliniano. E' ancora lui che ci porta all'interno dei teatri dove si esibisce la madre mostrandocene la falsità che vi si cela;
3. la comparsa del Padre vero e il riconoscimento del suo ruolo da parte della madre attraverso la Parola: è il segno dello scacco dell'Immaginario e la sua separazione dal Simbolico. A questo punto l'opera d la vita si riconoscono come disidentificate, spezzate dall'unità originaria: la madre potrà tornare a cantare non a caso durante le prove di "Un ballo in maschera". Il cinema non potrà più camuffarsi da Vita nè la Vita potrà assumere le sembianze estetizzanti del Cinema.


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