mercoledì 21 agosto 2024

INTERVISTA CON S. PETROVNA. LA PRIMA NOTTE DI QUIETE. BANDINI E., Omaggio a Zurlini con La prima notte di quiete. Petrovna: “Rimini è mutata molto”, IL FATTO, 10.07.2012

 Che impressione le è rimasta della Rimini che si vede nel film?

Rimini quando girammo il film, d’inverno, era tutta grigia, pioveva, faceva freddo e tirava vento. Era completamente vuota, non c’era nessuno per la strada. Era tutto chiuso. Lavoravamo da mattina a sera e, a parte il clima, non ricordo molto della città, eccetto una piccola casa vicino al mare, alcuni interni e il delfinario, anch’esso vuoto, dove ho toccato per la prima volta un delfino che sembrava di plastica. Ora è la prima volta che torno dopo 40 anni e Rimini, così piena di gente e turisti, non la riconosco affatto.


LA MORTE DI DELON. IL PROLOGO DE "LA PRIMA NOTTE DI QUIETE" (1972). M. FAGOTTO, Un uomo alla deriva, 21.08.2024

  Le sequenze iniziali de LA PRIMA NOTTE DI QUIETE mi sono apparse, all’ improvviso, come simbolicamente premonitrici di uno dei temi del film: la deriva esistenziale. Non avevo mai esaminato bene queste immagini. Dopo la morte di Delon, ho visto che, online, sul film sono state scritte diverse recensioni e molto materiale è stato riversato in questi anni come pure, nel 2000,  c'era stato il restauro del film e l'uscita di una pubblicazione corposa per la cura e con l'intervento “riparatore” di Lino Micciche’ che, nel 1972, aveva stroncato la pellicola. Proprio poche settimane prima della  morte di Delon, il film era tornato nuovamente nelle sale.



lunedì 19 agosto 2024

RICORDO DI ALAIN DELON. DA BLOB DEL 19.08.2024

 


"Se Dio esiste, che cosa vi piacerebbe 
che vi dicesse, dopo la vostra morte?"

"Poiché questo è il tuo rammarico più grande e profondo, 
vieni, ti porto da tuo padre e tua madre, così
potrai vederli, per la prima volta, insieme"


CINEMA E SOCIETA' ITALIANA. I FILM DI VANZINA. MINUZ A., Il Nyt scopre l'indignazione woke per il film Vacanze di Natale. Intervista a Enrico Vanzina, IL FOGLIO, 4.01.2024

 E’un po’ il mondo alla rovescia di Vannacci. Selvaggia Lucarelli che sbeffeggia su Instagram il reportage del New York Times sulle stragi del 7 ottobre, e il New York Times come per vendetta che si scaglia contro i cinepanettoni e Enrico Vanzina, in una lunga analisi in prima pagina, questa sì “inconsistente e fumosa” (cit.). Poi non dite che non viviamo in un’epoca magnifica. Sono quarant’anni che Enrico Vanzina tenta di spiegare che “Vacanze di Natale” non ha nulla a che fare coi “cinepanettoni, e basterebbe vedersi o rivedersi il film per essere d’accordo con lui. Ma l’equivoco è ormai leggenda. La gran rentrée in sala di “Vacanze di Natale”, primo al box office il 30 dicembre, diventa così una lunga invettiva woke di un fenomeno tutto italiano, incomprensibile e intraducibile all’estero. “Stare sul New York Times è un onore”, dice Vanzina raggiunto al telefono, un po’ sorpreso da questo clamore, “poi se un giorno scopriranno che da noi c’erano anche le cinecolombe a Pasquetta e il cinecocomero a Ferragosto, potrei finire per tre volte in prima, un record, neanche Sorrentino”. “Questa cosa del panettone è un’ossessione”, prosegue, “a dicembre era uscito un pezzo del Times contro il panettone che oscura il pudding (“fa schifo, è buono solo quando sta per scadere e ci si può fare un gigantesco pudding col burro”, e vabbè). Ora il New York Times sui cinepanettoni”.