C’è stato un tempo, non troppo lontano, in cui al cinema d’autore era rivolto «un culto esigente e minuzioso». Un tempo in cui si poteva facilmente transitare dalla realtà ordinaria a un altrove extramondano solo varcando la soglia di quel tempio laico che era la sala di un cineclub. «E cos’altro vediamo al cinema, cos’altro ci mostra un film, fosse anche il più stupido e insignificante dei film, se non l’aldilà?».
"I think I like the image of life better than life because I don't think real life is as satisfying as film." — François Truffaut
domenica 27 ottobre 2019
mercoledì 23 ottobre 2019
CINEMA E CRITICA DELLA MODERNITA'. M. PEZZELLA, LE PAROLE E LE COSE, 17 febbraio 2016
Il rapporto tra cinema e filosofia è stato spesso frainteso e mal trattato: talvolta i film servono a puri pretesti di teorie sovraimposte (e avremo allora l’improbabile sfilata di film “aristotelici”, “heideggeriani” e quant’altro); oppure il critico presta fede agli enunciati ideologici delle sceneggiature, che non sempre – anche in casi illustri – rendono un buon servigio al regista apprendista filosofo (basti ricordare la recente e inverosimile involuzione di ex-grandi come T. Malick).
ANCORA SU JOKER. A. TRICOMI, Maschere del populismo, LE PAROLE E LE COSE, 21 OTTOBRE 2019
A ben vedere, già l’ambiguità sociale, ancor più che morale, del Batman rimodulato da Nolan si rivelava anche l’esito dell’estrazione di classe del personaggio. Specie nel primo episodio della trilogia sull’uomo pipistrello realizzata dal cineasta inglese, notavamo infatti una Gotham City, e dunque – fuor di metafora – una New York e un Occidente intero, scivolati sull’orlo del baratro per due ragioni sì diverse e, tuttavia, complementari. Perché minacciati, è vero, da uno spietato nemico esterno. Ed è forse superfluo ricordare che Batman Begins intendeva anche proporsi quale implicita, e comunque partigiana, riflessione sul clima da “guerra dei mondi” generatosi, negli Stati Uniti come in Europa, all’indomani dell’11 settembre 2001. Noi occidentali, compiutamente moderni e democratici, da un lato; i musulmani, fanaticamente medievali e assassini, dall’altro: questo allora postulava, né manca oggi di ribadire, un’incresciosa retorica pubblica affermatasi sia nel vecchio sia nel nuovo continente. E però, se il film di Nolan le immaginava a un passo dalla catastrofe, è in primo luogo perché riteneva le nostre società governate da clan, sempre meno nutriti, di spregiudicati capitalisti abili a consacrare, quale sola legge in esse vigente, quella del mero profitto. Una legge per di più reputata universale da simili schiere di eletti e quindi da loro parimenti imposta a tutte le civiltà altre, in tal modo ridotte alla mercé dell’Occidente.
venerdì 11 ottobre 2019
CINEMA E SOCIETA' AMERICANA. JOKER. S. PRIARONE, Joker, il revisionismo supereroistico arriva al cinema, LA STAMPA, 11 ottobre 2019
«Gotham City… Forse è tutto quello che merito ormai. Forse è solo il mio inferno». Lo pensa il giovane tenente James Gordon quando arriva nella città in «Batman Year One» di Frank Miller (testi) e David Mazzucchelli (disegni), saga del 1986 che riscrive le origini di Batman. Troviamo un Bruce Wayne ventenne agli inizi della sua carriera da giustiziere mascherato e la nascita della sua amicizia con Gordon, futuro Commissario, fra i pochi poliziotti non corrotti della città.
Immagine tratta dal sito de LA STAMPA
giovedì 10 ottobre 2019
TELEVISIONE, POLITICA, SPETTACOLO E IDENTIFICAZIONE. RECENSIONI. JOKER. A. FREEDMAN, Joker, o del fascismo amichevole, JACOBIN, 6 OTTOBRE 2019
Non è un caso che Joker sia ambientato nel 1981. Fu un anno infausto. Il neoeletto presidente Ronald Reagan – l’inquilino più conservatore della Casa Bianca di una generazione di presidenti – iniziava il suo primo mandato. I controllori di volo avevano iniziato uno sciopero sfortunato. E Martin Scorsese, reduce dal successo di critica di Toro Scatenato, aveva iniziato a girare uno dei più grandi flop della sua carriera: Re per una Notte. Questo film sarebbe uscito in sala due anni dopo, nel 1983.
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