lunedì 11 marzo 2024

PREMIO OSCAR 2024. CARUGATI A., Premi Oscar 2024, Oppenheimer sbanca: 7 statuette. Emma Stone e Cillian Murphy migliori attori. Sfuma il sogno di Garrone, LA STAMPA, 10.03.2024

 Tanto tuonò che piovve. Il grande favorito di questa edizione degli Oscar non ha disatteso le aspettative. Oppenheimer, il colossal drammatico sulla creazione della bomba atomica Oppenheimer, dato per grande favorito ha vinto ben sette oscar, tra cui quello per il migliore film, il migliore regista, dopo ben otto nomination andate a vuoto per Nolan, migliore attore protagonista, Cillian Murphy, migliore attore non protagonista Robert Downey Jr. Un trionfo in parte condiviso con Povere Creature, di Yorgos Lanthimos che ha portato a casa quattro oscar, incluso quello per la migliore attrice protagonista, Emma Stone alla sua seconda statuetta dopo quella per La La Land. La Stone è stata premiata per la sua incredibile interpretazione di Bella Baxter, una donna-bambina che scopre il mondo e lo fa suo. Un premio che l’attrice ha ricevuto in lacrime e che ha voluto condividere con l’altra front-runner di categoria: Lily Gladstone, protagonista del dramma The Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese, grande deluso della serata con nemmeno una statuetta vinta. Niente da fare per Matteo Garrone, candidato nella categoria dedicata ai film internazionali con il suo Io, Capitano. Ha vinto come da pronostici La Zona di Interesse, di Jonathan Glazer, che si è aggiudicato anche l’oscar per il migliore sound. Una piccola soddisfazione per l’Italia è comunque arrivata, con la vittoria di War is over, un corto animato, un inno al pacifismo, che ha visto anche la partecipazione del milanese Max Narciso, animatore e character designer del toccante e speranzoso cortometraggio prodotto da Sean Lennon, figlio di Yoko Ono e John Lennon.


Spazio per l’Italia anche con Andrea Bocelli e il figlio Matteo che sulla note suonate dal vivo dall’orchestra del Dolby Theater hanno cantato Io Partirò in una nuova versione di Hans Zimmer, accompagnando la carrellata di immagini per celebrare i membri dell’Academy deceduti lo scorso anno, il cosiddetto “In Memoriam”.

La serata è iniziata con un monologo iniziale di Jimmy Kimmel politicamente corretto ma graffiante, avviato con lui su una panchina in compagnia della grande esclusa da questa edizione degli Oscar, Margot Robbie, protagonista di Barbie, «prima una bambola in disuso e ora un’icona femminista» non nominata per la sua performance. Il comico ha fatto alcune battute che hanno camminato su quel filo sottile che separa ciò che è concesso da ciò che non lo è. Come quella rivolta a Robert Downey Jr, »giunto al momento più alto della sua carriera, o forse no», un chiaro riferimento a quando l’attore soffriva di problemi di dipendenza ed era «high» (alto, ma anche “fatto”) tanto da essere ritrovato senza sensi in un vicolo di Los Angeles e poi arrestato. Una battuta cui ha risposto Downey, salito sul palco per ricevere il premio come migliore attore non protagonista per il suo ruolo in Oppenheimer: «Ringrazio la mia terribile giovinezza, poi l’Academy e soprattutto la mia veterinaria, o meglio: mia moglie. Che mi ha raccolto per strada come un cane abbandonato e mi ha salvato ridandomi la gioia di vivere».

Risate, applausi e una standing ovation quando il conduttore ha citato la vittoria ottenuta da attori e sceneggiatori dopo uno sciopero durato cinque mesi, «È incredibile, ha detto, che nonostante Hollywood si sia fermata per così tanto tempo oggi si possa essere qui a celebrare decine di film straordinari».

Cerimonia che si è poi sviluppata senza troppi scossoni e tra qualche risata: non sono mancate quando John Cena è apparso nudo sul palco ricordando lo striker che 50 anni fa interruppe il discorso di accettazione di David Niven, o quando Emily Blunt insieme a Ryan Gosling hanno scherzato sulla competizione fra Oppenheimer e Barbie che questa estate aveva portato al conio di una nuova parola: “Barbenheimer”. Non sono mancati nemmeno alcuni momenti molto intensi, come il discorso pronunciato dai vincitori del premio per il migliore film internazionale in una giornata caratterizzata dai cortei pro Palestina che hanno circondato la zona del Dolby Theater, dove si è svolta la cerimonia: «Tutte le nostre scelte sono state fatte per riflettere e confrontarci nel presente, non per dire guarda cosa hanno fatto allora, ma piuttosto “guarda cosa facciamo adesso. Il nostro film mostra dove conduce la disumanizzazione nella sua forma peggiore. Ha plasmato tutto il nostro passato e il nostro presente», ha detto Jonathan Glazer, che ha poi concluso: «In questo momento, siamo qui come uomini che rifiutano la loro ebraicità e l’Olocausto, dirottati da un’occupazione che ha portato al conflitto così tante persone innocenti. Che si tratti delle vittime del 7 ottobre in Israele o dell'attacco in corso a Gaza, sono tutte vittime di questa disumanizzazione, come resistere? Alexandria, la ragazza che brilla nel film come nella vita, ha scelto di farlo. Dedico questo Oscar alla sua memoria e alla sua resistenza».

E poi il discorso di accettazione di Mstyslav Chernov, regista di 20 giorni a Mariupol: «Questo è il primo premio Oscar per l’Ucraina e credo di essere il primo a salire su questo palco che preferirebbe non avere vinto questa statuetta e non avere mai fatto questo film. Vorrei che la Russia non avesse attaccato l’Ucraina e che non avesse ucciso migliaia di miei connazionali, così come vorrei che venissero rilasciati tutti i prigionieri. Non posso cambiare il passato ma spero che la verità prevalga, che sia resa giustizia alla storia e che queste persone che hanno perso la vita non vengano mai dimenticate».

La serata, iniziata con qualche minuto di ritardo è proseguita come da tradizione con il premio alla migliore attrice non protagonista, andato all’attrice afroamericana Da’Vine Joy Randolph, per the Holdovers, annunciato da ben cinque presentatrici, tutte vincitrici del premio nella stessa categoria, una nuova formula varata in questa novantaseiesima edizione della manifestazione dove i vincitori del passato hanno fatto da madrine e da padrini alle cinquine dei nominati. Un altro riferimento alla situazione attuale lo ha fatto poi Cillian Murphy, vincitore annunciato per la sua interpretazione del fisico nucleare J. Robert Oppenheimer: «Abbiamo fatto un film sull’uomo che volente o nolente ha creato il mondo in cui viviamo oggi. Voglio dedicare questo premio a tutti coloro che lavorano per la pace in ogni parte del mondo».

Nessun riferimento per tutta la serata alla corsa per la presidenza degli Stati Uniti. Nonostante Trump sia molti inviso alla comunità hollywoodiana fino a quando il presentatore, Jimmy Kimmel ha letto in diretta la negativa e pesantissima review che l’ex presidente gli ha dedicato sul suo social Truth: «Non c’è mai stato peggiore presentatore agli Oscar. Un monologo iniziale che avrebbe potuto fare chiunque. Mandatelo via. E perché non danno gli Oscar a chi veramente li merita?».

Il conduttore non se lo è fatto ripetere due volte e lo ha sbertucciato con un: «grazie signor ex presidente e grazie per avere guardato lo show, ma non dovrebbe già essere a nanna a quest’ora?», strappando risate e applausi alla platea, poco prima del gran finale, quando Al Pacino, accompagnato dalle note della colonna sonora del padrino ha annunciato il vincitore del migliore film: Oppenheimer, naturalmente.

Miglior film
Oppenheimer, regia di Christopher Nolan

Miglior regista
Christopher Nolan – Oppenheimer

Miglior attore protagonista
Cillian Murphy – Oppenheimer

Miglior attrice protagonista
Emma Stone – Povere creature! (Poor Things)

Miglior attore non protagonista
Robert Downey Jr. – Oppenheimer

Miglior attrice non protagonista
Da’Vine Joy Randolph – The Holdovers – Lezioni di vita (The Holdovers)

Migliore sceneggiatura non originale
Cord Jefferson – American Fiction

Migliore sceneggiatura originale
Justine Triet e Arthur Harari – Anatomia di una caduta (Anatomie d’une chute)

Miglior film internazionale
La zona d’interesse (The Zone of Interest), regia di Jonathan Glazer (Regno Unito)

Miglior film d’animazione
Il ragazzo e l’airone (君たちはどう生きるか), regia di Hayao Miyazaki

Miglior fotografia
Hoyte van Hoytema – Oppenheimer

Miglior scenografia
James Price, Shona Heath e Zsuzsa Mihalek – Povere creature! (Poor Things)

Migliori costumi
Holly Waddington – Povere creature! (Poor Things)

Miglior trucco e acconciatura
Nadia Stacey, Mark Coulier e Josh Weston – Povere creature! (Poor Things)

Migliori effetti speciali
Takashi Yamazaki, Kiyoko Shibuya, Masaki Takahashi e Tatsuji Nojima – Godzilla: Minus One (ゴジラ-1.0)

Miglior montaggio
Jennifer Lame – Oppenheimer

Miglior sonoro
Tarn Willers e Johnnie Burn – La zona d’interesse (The zone of interest)

Migliore colonna sonora originale
Ludwig Göransson – Oppenheimer

Migliore canzone originale
What Was I Made For? (musiche e testo di Billie Eilish e Finneas O’Connell) – Barbie

Miglior documentario
20 Days in Mariupol, regia di Mstyslav Černov

Miglior cortometraggio documentario
The Last Repair Shop, regia di Kris Bowers e Ben Proudfoot

Miglior cortometraggio
La meravigliosa storia di Henry Sugar (The Wonderful Story of Henry Sugar), regia di Wes Anderson

Miglior cortometraggio d’animazione
War is over! Inspired by the Music of John and Yoko, regia di Dave Mullins

Nessun commento:

Posta un commento