vecchio carroarmato è arenato nella sabbia africana dai tempi dell’ultima guerra. Imponente ma inoffensivo, trasmette una hybris luciferina e insieme una solitudine definitiva, minerale. Insomma è la perfetta metafora di quell’uomo malato e costretto all’autoesilio, un esilio che molti chiamano fuga. Così, davanti a quel residuato bellico il Presidente (nel film Craxi resta innominato) decide di parlare. Di raccontare tutto a quel ragazzo venuto da lontano per ucciderlo (Luca Filippi), a cui però non può non voler bene. Perché gli ricorda se stesso da giovane.
Perché è il figlio di un vecchio compagno suicida (memorabile Giuseppe Cederna) che aveva intuito fin dall’inizio come sarebbe andata a finire. Perché ha occhi da angelo vendicatore e una pistola nello zaino. Oltre che una videocamera con cui riprende l’ex-leader. Anche se non sapremo mai cosa questo gli dica.
"I think I like the image of life better than life because I don't think real life is as satisfying as film." — François Truffaut
martedì 14 gennaio 2020
giovedì 9 gennaio 2020
GIANNI AMELIO E IL FILM SU CRAXI. D. TURRINI, Hammamet, Gianni Amelio sceglie l’agiografia da santo laico per Craxi: un’assoluzione totale. Resta solo l’immensa interpretazione di Favino, IL FATTO, 8 gennaio 2020
ettino Craxi nostalgia canaglia. L’Hammamet di Gianni Amelio è quello che in parecchi si aspettavano: la santificazione dell’ex presidente del consiglio e un’immensa prova di Pierfrancesco Favino. Tanto era astratto e universale il minimalismo del cinema di Amelio fino all’altro ieri, tanto è inchiodato come un Cristo alla storia questo Bettino vittima dei cattivi magistrati negli ultimi sei/sette mesi di dolorosa sua vita in quel di Hammamet. Agamennone, Cassandra, Re Lear. A sfogliare il pressbook ricevuto all’entrata di un’anteprima attesa quanto forse più del Tolo Tolo di Zalone, l’ultimo vano tentativo di indirizzare l’opera sulla falsariga della tragedia classica cade inesploso appena prima dei titoli di testa.
GIANNI AMELIO E IL FILM SU CRAXI. P. ARMOCIDA, Il racconto lucido di una vita a pezzi tra flashback e la "villa-prigione", IL GIORNALE, 9 gennaio 2020
«Il presidente bambino», «il figlio del presidente», «la moglie del presidente», «l'amante» e così via.
CINEMA E POLITICA. GIANNI AMELIO E IL FILM SU CRAXI. C. PICCINO, Il Presidente fra i fantasmi di un tempo estinto, IL MANIFESTO, 9 gennaio 2020
Nei confronti di Craxi, ha raccontato Gianni Amelio in questi giorni, lui non ha mai avuto simpatia, anzi la sua «prepotenza» e il suo «presenzialismo» esibiti quando era al potere lo infastidivano persino. Poi sono arrivati i giorni di Tangentopoli, le inchieste del pool di Mani Pulite, all’alba degli anni Novanta, i processi che smontano il sistema politico italiano fino allora al potere di cui il leader del partito socialista è subito uno dei principali imputati.
CINEMA E POLITICA. GIANNI AMELIO E IL FILM SU CRAXI. P.L. BATTISTA, Craxi, no alla memoria distorta: recuperiamo la cultura riformista, CORRIERE.IT, 9 gennaio 2020
Questo articolo è stato pubblicato su «la Lettura» #418 del 1° dicembre 2019
Un film di un grande del cinema italiano, Hammamet di Gianni Amelio, e il ventesimo anniversario, che sarà celebrato proprio ad Hammamet, della morte del leader del Partito socialista possono finalmente mettere fine alla leggenda nera che ancora oggi circonda la vicenda storica, politica e umana di Bettino Craxi. Per smettere di appiattirla e svilirla come mera vicenda giudiziaria, addirittura come fatto criminale: una losca storia di guardie e ladri, la demonizzazione di una memoria che distorce ciò che il craxismo è stato nelle vicissitudini della sinistra italiana di cui Craxi, invece messo al bando simbolicamente come se fosse un Al Capone travestito da leader politico, ha avuto per quasi vent’anni un ruolo centrale.
lunedì 6 gennaio 2020
INTERVISTA CON M. GARRONE. F. DAVI, INCONTRO CON MATTEO GARRONE, NONSOLOCINEMA, 11 novembre 2004
Il regista Matteo Garrone si racconta al pubblico, dopo la proiezione de "L'imbalsamatore"
La formazione
“La fotografia, il teatro e la pittura costituiscono la mia formazione: mio padre è un critico teatrale, mia madre una fotografa ed io ho frequentato il liceo artistico. Dopo il diploma ho lavorato per qualche anno come aiuto operatore con Marco Onorato (che resterà al suo fianco in tutti i suoi lavori, NdR).
INTERVISTA CON M. GARRONE. N. MIRENZI, "Viviamo in un Nuovo Medioevo". Intervista a Matteo Garrone, HUFFPOST, 27 maggio 2018
Il tempo è stato suo complice: "Avevo in mente questo film da dodici anni. Quando ho finalmente deciso di farlo, l'ho finito in sei settimane, due prima del previsto, quasi di getto. L'ho girato con la precisione maturata attraverso Il Racconto dei racconti e, allo stesso tempo, con la libertà che sentivo nei miei primi film".
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