Il centenario di Pier Paolo Pasolini, che anche in troppi si arrabattano a celebrare, si arricchisce di un altro ulteriore «regalo» dell’ipotetico compleanno. Ovvero la rivelazione del fatto che quella notte fatale all’Idroscalo di Ostia il poeta e regista si fosse recato per ottenere, con qualche tipo di scambio, dei brani di pellicola del film che andava preparando, e che avremmo visto solo dopo la sua uccisione, ovvero Salò e le 120 giornate di Sodoma.
Un pezzo della pellicola che era stata già girata e lavorata, e che era sparita qualche giorno prima in un misterioso furto dagli stabilimenti di Cinecittà. Potrebbe suonare come un’abile ennesima montatura, ma ad affermarlo è una fonte stavolta insospettabile, la Commissione Antimafia. La voce arrivata ieri dice addirittura che nella «gestione» dell’affare, fosse operante la Banda della Magliana, che per altro proprio in questi giorni è appena tornata sui giornali con l’ipotesi di aver gestito (pochi anni dopo l’uccisione del poeta) il rapimento e la sparizione di Emanuela Orlandi e dell’altra ragazza legata al Vaticano e scomparsa, ma in quel caso rispondendo a un onnipotente monsignore vaticano già noto per il suo «interventismo».